Quando lo stambecco è stato reintrodotto, a metà degli anni ’80, in Alta Valle Susa, un guardaparco del Gran Paradiso disse: “Se volete che restino su queste montagne, dovrete trattenerli per le zampe con una corda!”
Bene: oggi ce ne è qualche centinaia tra l’alta Valle Chisone e L’alta Valle di Susa e alcune ricerche hanno dimostrato che i tanti piccoli nuclei introdotti sono cresciuti numericamente espandendosi sino a ricongiungersi territorialmente alle popolazioni delle Haute Alpes e della Valle d’Aosta.
Questo animale, docile e generalmente confidente, è un grande alleato del fotografo: quando la stagione gira storta e non si riesce ad avvicinare quei soggetti ritenuti più “importanti” e, ce ne rendiamo conto solo dopo, abbiamo dedicato fin troppo tempo e sacrifici per ottenere un pugno di mosche, ecco che lo stambecco ci viene in soccorso.
Lui è sempre disponibile, se lo facciamo con garbo, a lasciarsi avvicinare e fotografare.
Credo di aver scattato migliaia di foto agli stambecchi dei Denti di Chiomonte, del lago delle Monache delle miniere del Seguret e del Clo Pacà; così non li fotografo più. Ma, quando li incontro, cerco sempre di trascorrere un po’ di tempo in loro compagnia. Amo avvicinarli con calma: ogni 4 o 5 passi mi siedo e lascio che riabbassino la testa per brucare. Piano piano, sembra che comprendano che non sono un pericolo e che mi accettino.
Ben presto, mi ritrovo in mezzo a loro: circondato da quell’inconfondibile odore selvatico e dalle loro grosse sagome sormontate da ingombranti corna , comodamente sdraiato su di un fianco, li osservo pacifici. È contagiosa la serenità racchiusa nel gruppo: la sua vicinanza mi rilassa, tanto che ben presto mentre le membra si riposano, la mente scivola via leggera rimbalzando tra ricordi, fantasie, pensieri, idee e progetti.
Mi accorgo del tempo che trascorre, al passo con il continuo incedere del branco intento a brucare, non appena, superato e abbandonato dagli stambecchi, mi ridesto solo: senza pensieri, sdraiato sull’erba di montagna, un po’ invidioso.