Stambecchi
4 Settembre 2019Orchidee spontanee
5 Settembre 2019
Giuanin risaliva lento la forra del Rio delle Gorge, indugiando ad ammollare l’esca nelle ampolle più profonde e ossigenate da spumeggianti salti d’acqua. Di tanto in tanto, sorpreso dal cinguettio del merlo acquaiolo impegnato a risalire e ridiscendere a pelo d’acqua la tortuosa corrente, per un attimo, si lasciava distrarre dall’impegno della pesca.
Proprio durante uno di quei momenti, assieme al canto dell’indaffaratissimo merlo, probabilmente intento a curare la nidiata, gli giunsero, tra il frusciare dell’acqua e lo scroscio di balzi e cascatelle, alcune voci.
Parevano provenire da monte. Giuanin sapeva che un centinaio di metri più in su avrebbe trovato la grande cascata, quella oltre la quale non poteva più risalire e, sebbene non fosse proprio intenzionato a spingersi fino lassù, si lasciò incuriosire da quegli schiamazzi. Con lo sguardo severo diretto verso monte, si chiedeva se non ci fosse stato qualcuno in difficoltà!
Tendendo l’orecchio, per cercare di afferrare meglio il senso di quegli echi, pensò anche a qualche ragazzotto del paese intento a combinare qualche bravata; chissà, magari stavano cercando di tirare su qualche pesce di frodo…
Con passo sicuro prese la risalita, diretto alla grande cascata, alternando tratti sabbiosi e sicuri di sponda, a stretti passaggi su massi e affioramenti rocciosi. All’ennesimo sorvolo del merlo, Giuanin si arrestò su di un grosso masso per osservare meglio a che distanza si trovasse la cascata. Mentre si guardava attorno, notò lì, su alcuni massi pianeggianti e riscaldati dal sole, che in quelle ore pomeridiane si infilava lungo la spaccatura della forra, alcuni abiti colorati.
Sempre più incuriosito attaccò, sfruttando un’ampia cengia, l’ultimo dislivello che lo separava dalla spianata posta ai piedi della cascata.
Il frastuono dell’acqua aumentava passo dopo passo inframezzandosi a grida e risate gioiose che sollevarono l’animo del pescatore facendogli presagire cosa si nascondesse, assieme al merlo acquaiolo, lassù ai piedi della cascata… Mentre vaporosi sbuffi d’acqua rinfrescavano l’aria tutt’attorno, Giuanin fece finalmente capolino tra le rocce che si affacciavano sulla vasca della cascata. Quattro ragazzini due maschi e due femmine, sguazzavano nudi nella pozza cristallina: spensierati, innocenti, gioiosi e felici, lontani da tutti i fastidi del mondo.
Il merlo sbucò improvviso come un missile tra gli spruzzi della cascata cinguettando agitato e dopo un rapido sorvolo sugli allegri bagnanti affondò la discesa verso valle sfiorando tra le rocce il capo del pescatore quasi a volerlo rimproverare: “E tu cosa centri quassù? Chi ti ha invitato? Lasciaci stare in pace!”
Giuanin si voltò seguendo il volo del merlo e senza indugi lasciò alle spalle quegli schiamazzi di vita spensierata. Non gli riuscì però di frenare nel cuore l’improvvisa malinconia evocata per tutte quelle volte che anche lui, assieme a Mario, Pinot, Susanna, Maria e Francesca erano stati lassù a fare il bagno…
Mentre si chiedeva se quei quattro giovani si fossero accorti della presenza del merlo acquaiolo, del suo nido dietro alla cascata e, magari, della sua pur discreta visita, non riuscì a ricordare se ai suoi tempi, con i suoi di compagni, si fossero mai accorti di quel vivace abitante del torrente…
Forse no: quando si è così giovani ed esuberanti, certe cose non si notano proprio e solo più tardi, quando ci si accorge che il tempo ha preso a correre sempre più rapido, ci apprestiamo a riconoscerle e farle nostre.
Appigli solidi che ci consentono di rimanere ancorati a quel poco di natura che ancora ci circonda mentre l’impetuosa corrente della vita moderna tutto travolge e trascina lontano, in dimensioni virtuali fatte di frequenze luminose racchiuse in memorie di silicio, dove sicuramente non troveranno il volo spensierato e i fischi allegri del piccolo merlo.