C’è agitazione nel bosco! Dal capanno, attendo il ritorno del picchio verde al nido, quando vengo raggiunto dal chiacchiericcio agitato di un picchio rosso. Niente di strano, penso tra me.
Capita sovente che tra le due specie ci siano sconfinamenti territoriali e qualche scaramuccia. Ma quando finalmente arriva il verde, mi accorgo che è guardingo; non si avvicina alla sua cavità nido.
Mi torna in mente la storia occorsa ad un caro amico che in condizioni molto simili alle mie, assistette impotente alla scena di un picchio nero che non voleva saperne di entrare nella propria cavità; dopo qualche tempo e alcuni tentativi da parte del picchio, quando il fotografo iniziava a convincersi di essere egli stesso la causa di quel comportamento improvviso, notò fuoriuscire dalla cavità una martora con un piccolo di nero tra le fauci.
Dopo essermi stropicciato gli occhi stanchi di controllare ad intervalli regolari l’inquadratura, mi accorgo che il verde, appollaiato nervosamente su di un ramo, fissa ripetitivamente un punto preciso del bosco. Deciso a ispezionare la zona attraverso le lenti della reflex, colgo in fretta uno sguardo intruso, nero come il giaietto, far capolino tra i rami di un abete rosso.
Un allocco osserva come me le manovre dei picchi, solo che le sue intenzioni sono molto più serie delle mie. Indeciso se allontanarmi dalla scena o attendere ancora qualche minuto, assisto improvvisamente a qualcosa di incredibile: i due picchi, il verde ed il rosso con rapidi voli prendono a incalzare la posizione dell’allocco accompagnando le loro azioni con grida e schiamazzi tanto insistenti da convincere, abbastanza rapidamente, il vecchio predatore ad allontanarsi.
Quando il bosco pare ritornare alla solita tranquillità, quella tranquillità che mi fa spesso dire di non assistere mai a nulla di interessante, mi accorgo che il sole ha abbandonato la foresta alle proprie faccende e improvvisamente anche io mi sento di troppo.
Ripensando al mio vecchio amico, alle prese con la sua martora, e a tutto ciò a cui ho avuto la fortuna di assistere, scuoto la testa. Poi smonto l’attrezzatura, do un’ultima occhiata fuori dal capanno e silenzioso mi avvio verso una realtà lontana anni luce da quella in cui adoro immergermi.